Questa mattina si è tenuto un incontro a Cavaglià, tra parte politica e tecnici della Regione e delle Province di Vercelli e Biella, ed, infine, cavatori.
Fortunatamente, grazie al mio posizionamento nettamente contrario, il ddl Vignale di ulteriore liberalizzazione della coltivazione di cave si è arenato, ed oggi la Regione voleva spiegare ai dipendenti dell’Ires la situazione del territorio tra Biella e Vercelli.
Fortunatamente era presente anche il battagliero Comitato Valledora e la vicesindaco di Santhià, che hanno spiegato come non sia più possibile parlare di pianificazione delle attività estrattive, essendo ormai necessario solo più lo stop delle stesse in quest’area martoriata.
Ridicolo quindi sentire parlare di “nuove cavazioni per portare al ripristino” da parte di alcuni amministratori e tecnici. In particolare, a Cavaglià, si vorrebbe eliminare la strada che divide due giacimenti di materiali litoidi, estraendo altri 3-4 milioni di m3 di materiale, per rendere più facile il ripristino in un’area più ampia.
A parte il ragionamento che mi sembra assurdo (come a dire, ti ferisco di più per poi curarti meglio), non capisco: cui prodest? Visto che ci sono montagne di materiale invenduto, in un momento di crisi, in cui, fortunatamente, non solo l’edilizia è ferma, ma anche la costruzione di opere inutili come strade e autostrade, e non si vedono segnali di ripresa, cosa si pensi di farne di tale materiale a noi resta ignoto.
Non a caso la Regione Piemonte ha chiesto di partire da fabbisogni e consumi: ma se non li sanno loro, chi deve saperli?
Va bene il ripristino, ma siamo seri: non si possono immaginare mirabolanti ricadute turistiche da quattro laghetti di cava né pensare di fare agricoltura in buchi a -30 metri dal piano campagna. E il rischio discarica, come la cronaca insegna, è sempre dietro l’angolo.
Molto arroganti e stizziti i cavatori (Bettoni di Edilcave, Gildo di Goldcave e Prencivaldi di Greencave) con soliti argomenti risibili (se si dice no a tutto, allora torniamo al calesse, come a dire “non è possibile altro sviluppo se non cemento e ciminiere!”).
Le aziende e i pochi posti di lavoro vanno preservati, ci mancherebbe, ma si potrebbero stimolare delle filiere alternative, derivanti ad esempio dal riuso della plastica non nobile, la quale, triturata, può diventare sabbia sintetica ed essere utilizzata in edilizia al posto della sabbia da escavazione, lasciando le cave solo per le pietre ornamentali.
Serve quanto prima un piano regionale complessivo commisurato a consumi e fabbisogni, ma la Valledora deve essere risparmiata. Questo scriverà il M5S nel suo programma elettorale e questo farà se vincerà le elezioni.
Davide Bono
MoVimento 5 Stelle Piemonte